Le foto degli altri
- At marzo 01, 2016
- Scritto da EleonoraDiMauro
- In Fotografia
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L’escalation che ha accompagnato in questi anni la mia passione per la fotografia naturalistica ha avuto dei protagonisti. Non solo la mia immaginazione, la “farina del mio sacco”, ma anche l’ispirazione continua che il lavoro degli altri mi ha trasmesso.
Sono assolutamente convinta del fatto che il nostro gusto estetico, il nostro “occhio fotografico” cambi nel tempo e finisca per subire le influenze più disparate. Questo può succedere, per esempio, perché ci appassioniamo a una tecnica particolare e vogliamo, quindi, cercare tutti gli autori che si distinguono in quel campo, per imparare da loro. Lo studio di quelle tecniche finisce per contaminare come fotografiamo.
Oppure può accadere che, spulciando le gallerie delle foto vincitrici di un concorso fotografico, vediamo foto che ci piacciono tantissimo, che ci lasciano a bocca aperta, quelle foto che “avremmo voluto fare noi”. E, attenzione, non sto parlando di tecnica, ma di anima.
Tutte le foto che ho inserito in questo post mi sono, in qualche modo, piaciute fin dal primo momento in cui le ho viste.
Sono foto che producono una vibrazione che attira la mia attenzione.
Il piacere che mi procurano alcune immagini è così, istintivo e irriflesso. E quando le colleziono raccogliendole in qualche bacheca di Pinterest non mi stanco mai di guardarle, divento ingorda della loro bellezza.
Insomma, alcune foto lasciano dentro di me un segno che va al di là della tecnica particolarissima utilizzata, della macchina costosissima (?) che l’ha prodotta, della situazione di tempo e di luogo in cui l’immagine è stata scattata. Nel momento in cui le guardo io non vedo tutto questo e nemmeno me lo domando.
Io mi limito a provare qualcosa. Questo qualcosa è la meraviglia. Un sentimento istintivo che rischia di smontarsi se stai lì a pensare alla tecnica, alla macchina, alla situazione. La meraviglia è fulminea, ed è, insomma, questo che, per me, determina una foto che mi piace, di cui m’innamoro.
Trovo che l’arte sia e debba essere soggettiva, non credo che le foto che ho scelto per questo post siano le stesse che avrebbe scelto chiunque altro. Nel nostro appassionarci a un’opera d’arte siamo unici. Non capirei un’arte in grado di produrre in tutti il medesimo sentimento.
Allo stesso tempo i nostri gusti e le nostre percezioni cambiano, ed è naturale. Dipende dalle fasi della nostra vita e da come queste ci trasformano, temporaneamente o per sempre. Quindi non ci piaceranno sempre le stesse cose.
Quando si prova questa meraviglia di fronte un’immagine è normale desiderare di averla scattata noi stessi. Se una foto ” volevi farla tu” è perché dice qualcosa di te, o di quello che provi.
Ogni volta che cerchiamo di imitare (non ho detto copiare!) qualcun altro la sua “visione” diventa la nostra. Così continuamente impariamo, assumiamo dentro di noi un punto di vista altrui. Il suo sguardo, per un po’, diventa il nostro. Prendere in prestito i suoi occhi non è peccato: il meglio che può capitarti è scoprire una cosa nuova, il peggio annoiarti.
Insomma quello che voglio dirti è: lasciati ispirare ma non conformare. Ecco qual è un rapporto sano con le foto degli altri (quanto all’averci, invece, un rapporto malato ci sarebbero 3-4 post da scrivere, ma questa è un’altra storia).
Come possiamo, allora, farci ispirare dagli altri? Dove trovare le risorse?
Ovunque attorno a noi. Persino su inutilissimi social come Facebook, basta sapere dove cliccare “segui” e scegliere poi di visualizzare gli aggiornamenti di quella pagina per primi.
Oppure, iniziando a usare bene la funzione “preferiti” di Flickr. Vai un attimo a guardare le foto che hai già inserito tra i preferiti: sei stato abbastanza selettivo? Sei stato onesto? Hai messo “mi piace” a raffica oppure anche tu ci pensi dieci volte prima di segnare un nuovo preferito?A proposito, questi sono i miei: preferiti di Eleonora Di Mauro.
Fino a questo momento ho parlato di un appassionarsi alle foto altrui di tipo istintivo. Una cosa che si può fare è razionalizzarlo, cercando di capire cosa ci è piaciuto. Questa è la parte in cui si perde la poesia. È, stavolta, la parte in cui si pensa alla tecnica, alla macchina, alla situazione.
Insomma è come se ci fossero due fasi, una opposta all’altra: ragione e sentimento, ma non in quest’ordine. Due diversi momenti compongono il processo di comprensione vera di quella che è, per te, una tra le foto più belle che hai mai visto.
Mi capita, a volte, per esempio, di subire la fascinazione di fotografi che usano i colori in una maniera particolare. In questi casi cerco di capire perché mi piacciono quei colori e trovo una ragione di tipo emotivo, in genere.
Allora, a quel punto, non è detto che io cerchi di riprodurli necessariamente nei miei scatti, ma è certo che, quando vedrò quei colori in una scena che si svolge davanti ai miei occhi, mi ricorderò di quel fotografo. E anche dell’emozione che ho trovato, rintracciato, grazie al suo stile e alle sue fotografie.
Ecco come il lavoro degli altri ci ispira: ci rende più consapevoli di quello che c’è dentro di noi, lo porta alla luce. Insomma ci indica cosa ci piace e, se ci pensate un po’ su, anche perché ci piace.
Puoi anche solo fermarti alla meraviglia, far perdurare la magia del mistero del “come l’avrà scattata”, e , forse, è anche meglio così. Oppure puoi farti delle domande, che riguardano la tecnica, la macchina, la situazione e anche te stesso.
Ogni anno qualche nuovo artista si aggiunge alla lista di quelli che seguo, da cui la mia fantasia continua ad attingere. Raccogliere tutti questi stimoli è veramente importante per la propria crescita fotografica e cercherò, con questo blog, di suggerire a chiunque mi legga autori che vale davvero la pena di conoscere.
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