La stampa digitale: come sviluppare un flusso di lavoro per stampare le fotografie
- At luglio 16, 2018
- Scritto da EleonoraDiMauro
- In Fotografia
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A proposito della stampa delle fotografie ho il ricordo vivido dell’attesa.
Da piccola le portavo dal fotografo con i miei genitori, in uno di quei negozi dove c’era scritto “Stampa in 1 ora”, e poi non era mai un’ora, ma in genere giorni! Aspettavo con ansia di vedere come sarebbero venute, perché stiamo parlando di un’epoca in cui si scattava in analogico, senza display su cui controllare subito come era venuta la foto.
Se le fotografie erano troppo scure, troppo chiare o sfocate si sapeva soltanto dopo e, di solito, uno se le teneva così, perché anche difettose ci piacevano un sacco.
Era un tempo in cui, forse, eravamo meno esigenti da un punto di vista tecnico. Non erano arrivati i social a sbatterci in faccia foto perfette, colori sgargianti, contrasti tremendi.
Ma è anche vero che sto parlando delle esigenze di stampa di chi fa foto per documentare bei ricordi di famiglia e non di quelle di un serio professionista.
Ma che si tratti di lavoro o divertimento oggi chi stampa le fotografie nutre grandi aspettative sulla loro riuscita, una riuscita adesso più controllabile.
È comunque importante capire che le fotografie, così come nascono, non sono quasi mai file già pronti per la stampa, bisogna lavorarci.
L’ottimizzazione di una fotografia per la sua stampa è un processo in più fasi, chiamato “workflow“, flusso di lavoro. È un flusso perché ogni step è collegato al successivo ed è bene che non lo anticipi né lo segua: ogni momento del processo di ritocco fotografico e preparazione per la stampa ha un suo preciso posto nella sequenza temporale.
Bisogna andare dal punto A, che si spera essere una buona immagine, al punto B, che è auspicabilmente una buona stampa, all’altezza delle aspettative.
Il flusso di lavoro per la stampa delle fotografie è una questione di coerenza, coerenza nei vari passaggi di post produzione fotografica necessari e coerenza nel senso che la foto stampata deve corrispondere a quella a monitor.
Ma prima di parlare del corretto workflow, così come ve lo illustrerò qui di seguito, dovremmo forse chiederci: “Cos’è una buona stampa?”.
Caratteristiche della stampa perfetta
La stampa perfetta è un’immagine in cui tono, colore e dettagli sono ottimali. Anche se la foto ha due dimensioni, una stampa riuscita ha qualità tridimensionali: sembra che il soggetto, qualunque esso sia, voglia saltare fuori e manifestarsi di fronte gli occhi di guarda come se fosse vivo qui e ora.
La foto stampata non deve avere pixel in bella mostra, se questo è accaduto è perché è stata stampata a una risoluzione troppo bassa per il formato di stampa.
Come ho già avuto modo di dire quando ho parlato della scelta dell’immagine per il foto quadro Saal Digital, una buona stampa è anche frutto di un attento lavoro di valutazione del proprio archivio fotografico.
Stampare le foto vi costringe a guardare al vostro lavoro in modo più intimo: dovete setacciare le vecchie cartelle e trovare una foto che non solo va bene per ciò a cui la stampa è destinata, ma che abbia anche caratteristiche tecniche adatte.
In Photoshop e Lightroom, per esempio, valuterete cose come la nitidezza (anche ai bordi), la presenza di aberrazioni cromatiche e di rumore digitale. Dovrete poi agire su tutte queste cose per correggerle.
Siamo lontani dalla condivisione veloce e non ragionata delle vostre immagini sui social.
Calibrare il monitor
Poniamo quindi di essere all’inizio del workflow, al punto A: avete una bella foto e volete farla stampare. La prima cosa da fare è calibrare il monitor, che è la finestra dalla quale guardate la vostra immagine.
I monitor dovrebbero essere calibrati una volta al mese, esattamente come una chitarra va riaccordata ogni tot. Quando calibrate il monitor è meglio se la stanza che lo ospita è illuminata con luce ambientale e comunque senza mai luce solare diretta sullo schermo.
Potete calibrare il monitor usando la relativa funzione di Windows, un software specifico (ne trovate online di gratuiti, meno affidabili, e a pagamento, più completi) oppure usando uno strumento costoso che è il colorimetro. I professionisti ritengono che il colorimetro sia l’unica via per una calibrazione perfetta e che, invece, calibrare “ad occhio” sia la strada più pericolosa.
Esistono sul mercato anche strumenti pensati per l’amatore, la cui spesa resta fattibile. È il caso dello Spider di Data Color, uno strumento entry level che si appoggia sul vostro monitor e in automatico, dopo avere avviato il software proprietario, esegue la calibrazione (prezzo intorno ai 100 €).
Se vale la pena averne uno? Si, personalmente lo acquisterò a breve. Se siete dei fotografi credo che questa piccola spesa vada fatta.
Tagliare la foto (cropping)
In alcuni casi potreste avere la necessità di tagliare la foto.
Immaginando che a leggermi sia un amatore evoluto, quindi con un certo livello di esperienza, suppongo che il cropping non sia fatto per tagliare oggetti che non si voleva inquadrare (dovete cercare di comporre l’immagine come desiderate già al momento dello scatto), ma per dare vita ad un cropping compositivo molto moderato.
Se amate le citazioni dei fotografi famosi sappiate che Bresson ha detto che:
“Capita molto raramente che una fotografia che è stata debolmente composta, possa essere salvata da una ricostruzione della sua composizione sotto l’ingranditore in camera oscura”.
Va da sé che una foto croppata, cioè tagliata, perde molto in qualità e, se la confrontate con altre non tagliate, vedrete la differenza!
Una cosa bella di Lightroom (ma lo fa anche Photoshop, da CS6 in poi) è il fatto che permette un cropping non distruttivo, nel quale potete tornare indietro e tagliare di nuovo o recuperare l’immagine così com’era.
Questo è molto importante perché durante l’editing capita spesso di cambiare idea.
Quando croppate verificate che non sia necessario ruotare leggermente l’immagine.
Regolare tono e colore
Procedete adesso controllando la bontà del bilanciamento del bianco: questo deve essere fatto prima di qualunque altra regolazione sui toni perché il bilanciamento del bianco influisce sulla risposta di tono (ma niente di strano che vada bene anche così com’è).
Su Lightroom potete usare i bilanciamenti del bianco pre impostati, come, per esempio, Luce diurna, Nuvoloso, Ombreggiato, Tungsteno, Flash ecc. oppure potete prendere il selettore di bilanciamento del bianco (contagocce) e portarlo in un pixel neutro (grigio chiaro) per ottenere un corretto bilanciamento.
Fatto questo potete intervenire sull’esposizione e sul contrasto, se lo ritenete necessario.
Mi ritrovo spessissimo a regolare anche le alte luci e le ombre: spostare i cursori di questi due valori può cambiare completamente l’aspetto della vostra foto e potreste trovarvi invischiati in una tela di ragno, se non capite come la foto vi piace di più, magari perché state ricercando un effetto artistico che non è ancora chiaro nella vostra mente.
In genere, quando mi rendo conto che mi sto facendo prendere la mano a spostare tutti i cursori solo per vedere cosa succede, ma non mi convince veramente nessun risultato, riporto tutto ai valori di partenza, perché ogni modifica ulteriore può influire sulla qualità del file finale.
Il profilo colore: cos’è, come si installa e da dove prenderlo
Il profilo colore è quella cosa che garantisce che i colori sulla foto stampata vengano identici a come vedete voi la foto a monitor. Per ottenere questo è necessario che la stampante che va a stampare il vostro prodotto abbia lo stesso profilo colore del vostro programma di foto ritocco.
Questa cosa succede perché dispositivi come i monitor, le stampanti, i computer e i tablet possono riprodurre i toni dei colori in modo diverso e, fondamentalmente, è come se parlassero lingue diverse. Per fare si che si capiscano allora bisogna fargli parlare un linguaggio comune, un linguaggio standard che è detto ICC, sigla che sta per International Color Consortium (un’organizzazione, nata nel 1993, che ha creato questa sorta di sistema di gestione del colore universale).
Per questo motivo è cosa normale che i diversi servizi di stampa foto online mettano a disposizione dei clienti dei file che, se caricati sul vostro programma di foto ritocco, assicurano la corrispondenza del colore della stampante con quello del vostro monitor.
Come funzionano materialmente i file che contengono il profilo colore e come si installano? Facciamo un esempio.
Su Saal Digital, che è il laboratorio di stampa online a cui mi rivolgo, aprite la pagina con tutti i profili colore: ce n’è uno per ogni tipo di prodotto e per ogni materiale. Per esempio per il foto quadro esiste un profilo colore per l’alluminio, uno per la tela, e così via. Scaricate il profilo colore d’interesse cliccando sul link e otterrete un file .zip.
Adesso dovete decomprimere il pacchetto .zip e poi cliccare sul file con il tasto destro e premere “Installa profilo” (se siete su Windows, se siete, invece, su Mac dovete copiare il file nell’indice /Library/ColorSync/Profiles).
In ogni caso il sito Saal Digital offre informazioni molto dettagliate sull’installazione del profilo colore in Lightroom e Photoshop, cliccate sui seguenti link:
Ora aprite la foto su Lightroom e andate nel modulo sviluppo, cliccate su “impostazioni” e poi su “prova colore”. Da questo momento potete fare tutte le regolazioni che volete, vedrete i colori esattamente come li “vedrà” la stampante Saal Digital.
Alla fine esportate avendo cura di selezionare sRGB come spazio colore. Il file è pronto per essere ordinato al laboratorio.
Indipendentemente da quale sia il laboratorio di stampa fotografica che preferite, chiedete di fornirvi i profili ICC e post producete la vostra foto con quel profilo installato.
Ricordatevi che se intendete stampare su Saal Digital posso mettervi a disposizione uno sconto di 20 € (ne ho scritto anche in altre occasioni, per esempio questa).
Ho appena parlato di “spazio colore”, di che si tratta? Lo spazio colore definisce (in un grafico a tre coordinate, x, y e z) il modo in cui, in ambienti digitali, i colori principali rosso, verde e blu vengono mescolati tra loro. RGB è uno spazio colore e sta per “red, green e blue”. Ma esiste anche CMY, cioè ciano, magenta e yellow (giallo).
Adobe RGB, sRGB e ProPhoto sono gli spazi colore più comunemente usati dai fotografi.
Tuttavia queste informazioni vi servono fino ad un certo punto: a voi interessa sapere che il vostro file, quello che dovete stampare, condivida lo stesso spazio colore della stampante che deve stamparlo.
Regolare il dettaglio e il rumore digitale
Passate adesso allo sharpening, seguito dalla riduzione del rumore.
Lo sharpening aumenta il dettaglio della fotografia, ma ne può evidenziare anche il rumore digitale (che può sembrare piccola cosa sullo schermo ma sarà molto più evidente nella stampa), motivo per cui bisogna poi usare il cursore di Lightroom “riduzione luminanza”, con cui ne neutralizzerete una buona parte.
In generale non bisogna mai esagerare con lo sharpening perché è irreversibile: una volta applicato non potete poi tornare indietro e non so dirvi quante volte, all’inizio, facevo questo errore e mi ritrovavo poi con fotografie tutte piene di puntini nemmeno avessero preso una varicella (il rumore digitale, appunto).
Se la foto è stata scattata ad alti ISO aumenta il rischio di fare emergere il rumore, perché le foto ad alti ISO sono già, di per sé, più rumorose. Se state preparando per la stampa una foto ad alti ISO, quindi, applicate uno sharpening globale molto blando e andate poi eventualmente a incrementarlo solo in alcuni punti, usando il pennello per le regolazioni selettive.

In questo ritaglio è ben visibile il rumore digitale.
Per eseguire lo sharpening in Lightroom o Camera Raw è consigliabile attivare lo zoom, con un rapporto di 1:1, il che significa che un singolo pixel dell’immagine corrisponderà a un singolo pixel dello schermo. Questo è l’unico zoom che può mostrarvi con precisione l’impatto che state avendo sul dettaglio.
Il cursore “raggio”, invece, serve a decidere fin quanto il miglioramento di dettaglio deve spingersi ai bordi dell’immagine: se si tratta di un paesaggio conviene un raggio ridotto, se invece è un ritratto con un volto che riempie l’immagine fin quasi ai bordi, applicate un raggio più ampio, come, per esempio, 1.4.
Il cursore “riduzione luminanza” servirà invece, come anticipato, a cancellare il rumore. Si chiama così perché quando applicate lo sharpening questo viene fatto solo sulla luminanza e non sui colori, e la riduzione luminanza applica una sfocatura che rende il rumore più tollerabile.
Non bisogna però eccedere con il cursore riduzione luminanza, altrimenti l’immagine acquista un aspetto finto. Non è facile, in realtà, trovare il giusto bilanciamento tra dettaglio e riduzione luminanza, bisogna cercare di attutire il rumore ma preservare i dettagli utili dell’immagine.
C’è anche chi, dopo avere usato la riduzione rumore, applica un po’ di grana dal pannello di Lightroom “Effetti” per rendere l’immagine credibile e meno artificiale: questo può fare la differenza se state stampando un’immagine davvero grande.
Regolare la risoluzione
Una foto ha una bassa risoluzione quando i pixel sono visibili e un’alta risoluzione quando questo non accade: spiegazione un po’ semplicistica, ma utile a capire.
Di quanta risoluzione avete bisogno per stampare la fotografia? È una domanda difficile perché la risposta è complessa.
Prima di tutto: quanto grande bisogna stamparla? Perché è ovvio che maggiore è la dimensione di stampa e più la risoluzione si abbasserà perché i pixel di cui è composta la nostra immagine dovranno andarsi a “spalmare” su una superficie più grande.
Per stampe grandi, quindi, ci voglio grandi risoluzioni esattamente come per una grande parete ci vuole un grande pennello!
Poi: più la foto verrà guardata da vicino più alta dovrà essere la risoluzione. Abbastanza alta per non vedere i pixel nella stampa, e questo però, naturalmente, dipende anche dalla distanza dalla quale le persone guarderanno la foto e dalla sua grandezza.
Allora come fare a capire quale risoluzione è la migliore? Ecco una regoletta del fotografo Joe Butts: di solito le persone guarderanno la stampa a una distanza pari al doppio della diagonale della stampa stessa. Sapendo la distanza alla quale l’immagine verrà osservata, e la sua dimensione, ci si può regolare di conseguenza.
Flusso di lavoro per stampare foto artistiche, ricapitoliamo
Un buon esempio di flusso di lavoro per stampare fotografie è quello offerto da Marc Holbert, che ha fatto carriera stampando immagini molto belle per i fotografi.
Il suo workflow è pensato per Photoshop, ma non è difficile applicarlo anche al caso di Lightroom. È anche il workflow per la stampa fotografica di cui ho parlato in questo articolo.
Ricapitolando dovete, nell’ordine:
- controllare la corrispondenza dei profili ICC e che il monitor sia calibrato;
- fare, eventualmente, il ritaglio dell’immagine;
- applicare lo sharpening e ridurre il rumore;
- correggere tono e colore;
- fare correzioni locali (per esempio con lo strumento pennello).
Un libro per capire come preparare le foto per la stampa
Per capire e poi applicare i concetti di cui vi ho parlato ho letto un libro sul workflow nella stampa digitale che mi è stato veramente utile.
È “La stampa digitale. Come preparare immagini in Lightroom e Photoshop per stampe di alta qualità“, di Jeff Schewe.
Leggendo questo libro mi si sono accese tante lampadine, per esempio mi sono resa conto che molti passaggi consigliati per la preparazione della foto per la stampa, li seguivo già da sola (e io che credevo di essere una schiappa in post produzione!).
In questo articolo ho fatto riferimento al flusso di lavoro per la stampa delle fotografie così come viene proposto in questo libro, ma dovendo riassumere e rinunciare a trattare qualche argomento, pure importante, per motivi di spazio e di tempo.
Non ho mai visto un libro più bello e dettagliato sull’argomento, adatto a tutti, dal foto amatore che stampa regolarmente al professionista. È un libro che, infatti, può essere letto a più livelli: i foto amatori ne possono ricavare le nozioni base, i più esperti resteranno stupiti dalle conoscenze dell’autore.
Va bene sia per chi vuole stampare da casa, magari perché ha appena acquistato un’ottima stampante, sia per chi deve solo preparare le foto per consegnarle al laboratorio di stampa.
Qui di seguito alcune foto della mia copia.
I capitoli sono questi qui di seguito, così potete rendervi conto dei temi trattati.
- Fondamenti della stampa digitale: storia della stampa digitale, tutti i tipi di stampanti, come scegliere una stampante, la stampa in-house contro il laboratorio fotografico.
- Gestione del colore: comprendere il colore e la sua gestione applicata, calibrare il monitor, i profili dello spazio di lavoro e della stampante.
- Preparare le immagini per la stampa: ottimizzare tono, colore e sharpening, ridurre il rumore, capire di quanta risoluzione hai bisogno, preparare un’immagine a colori per la stampa in bianco e nero, soft proofing in Lightroom e Photoshop.
- Fare la stampa: installare la stampante su Mac e Windows, stampare da Photoshop con le migliori impostazioni, stampare da Lightroom, stampare un’immagine in bianco e nero.
- Attributi di una stampa perfetta: cos’è la stampa perfetta, substrati di stampa, finitura di stampa, presentazione delle stampe in portafogli e rilegature, come conservare le stampe, la longevità della stampa.
- Sviluppare un flusso di lavoro per la stampa: flussi di lavoro per la stampa artistica, il miglior workflow per Lightroom e Photoshop, risolvere i problemi di stampa, preparazione della stampa per il laboratorio fotografico.
Vi anticipo, però, che non è una lettura del tipo di quelle che vi portate a mare sotto l’ombrellone, anzi direi piuttosto che si tratta di una guida consistente e impegnativa. Tuttavia difficilmente troverete un altro libro in italiano che tratta così bene la materia della preparazione delle immagini per la stampa.
Io vi consiglio di mettervelo in casa, potete acquistarlo su Amazon.
Bibliografia: “La stampa digitale. Come preparare immagini in Lightroom e Photoshop per stampe di alta qualità.” (Jeff Schewe, Pearson Edizioni).
Mi trovi anche qui: